Non ci servono le regole, le rispettiamo tutte

Alla fine ci siamo arrivati. La costruzione della rete sentieristica del Piccolo Appennino è giunta al suo primo traguardo: i sentieri sono percorribili, segnalati e riportati in una carta escursionistica.

Con oltre settanta chilometri di itinerari ufficiali, tredici percorsi tematici e cinque pannelli naturalistici distribuiti nelle cinque frazioni del territorio al confine del comune di Pesaro, la prima fase del progetto si può dire conclusa, dopo quasi due anni di cantiere. Innanzitutto è utile ricordare le caratteristiche del luogo. Il comune di Monteciccardo, piccola amministrazione nel primo entroterra marchigiano, passa a far parte del più grande, e confinante, comune di Pesaro nel 2020. Tra i vari investimenti conseguenti alla fusione, anche la nostra rete sentieristica comincia a prendere corpo, all’interno di un più ampio progetto di riqualificazione del verde. Dopo fasi alterne il progetto sentieri decolla nel 2022 e vede la partecipazione di Balza del Sole Guide, nella progettazione e coordinamento della rete; Monti Editore, per la stesura della carta, dei pannelli naturalistici e la segnaletica verticale; il CAI di Pesaro, per la segnaletica orizzontale e la verifica dei criteri nazionali CAI.

Nasce il Piccolo Appennino, un territorio collinare, a pochi passi dal mare, ma che già presenta tutte le caratteristiche delle vicine montagne: valli scavate, boschi e ampie zone di macchia, incolti, pascoli, paesi e case sparse. Siamo tra due opposti: una campagna domesticata, coltivata e regimentata occupa le cime e i versanti di quasi tutte le colline; nelle valli o nei pendii scoscesi: boscaglia, fossi, natura selvaggia, come lo sono i lupi, o i tassi, le volpi, le faine, i gufi.

Gli animali selvatici di questo territorio, con tutti i loro nascondigli e l’auspicabile diminuzione di quel passatempo motorizzato che è ormai diventato la caccia, così come l’agricoltura industriale e convenzionale, sono qui per rimanere, e la conformazione dei luoghi è la principale garanzia di queste specie amanti della selva.

Un campo incolto a pochi passi da chi vi parla, si sta trasformando in un bosco nel giro di pochi anni. E non siamo su una rupe, ma in una valle, con pozzi, ulivi, ponticelli e frutteti. Ci sarà un lungo interregno di canne, rovi, rampicanti, rami bassi: impraticabile! Ma poi si alzeranno le piante e ci passeremo sotto, se la vita dura abbastanza.

Il lungo filo del telefono, mezzo attorcigliato alle chiome degli alberi, con i pali caduti, ospita una lunga fila di storni; un barbagianni posato su un ramo s’invola verso un granaio; ettari di pini e cipressi, con tappeti d’aghi e pigne nel sottobosco, sembrano sempre sul far dell’incendio.

Il Piccolo Appennino è un ecosistema, e una società umana, emblematica: non la si può domare nelle sue manifestazioni più selvatiche; sembra ordinaria, ma è al tempo stesso coriacea e fragile, come il guscio di un micro organismo che nei millenni crea le montagne. Cosa troviamo dentro questo orizzonte?

Innanzitutto i pastori o allevatori. Grandi greggi a conduzione familiare richiedono centinaia di ettari, valli o crinali, cancelli rudimentali e cani da guardiania.

Sono i principali autori di un paesaggio così montano, con pascoli intervallati da zone di macchia, boschi e calanchi. Favoriscono un’agricoltura amica di molte specie selvatiche e consentono un escursionismo consapevole. Camminare nel Piccolo Appennino presenta delle regole non scritte ma dettate dal buon senso campestre.

Per esempio i cani. 

Non siamo nelle Alpi e nei monti dell’Abruzzo, dove le greggi si vedono da lontano e c’è spazio per aggirarle. Qui bisogna fare attenzione ai segnali dell’ambiente, percepirne i suoni. Dietro la curva si apre un prato sorvegliato dai cani e magari si deve tornare indietro. I sensi sono sempre all’erta.

E quando si raggiunge una calma stradina panoramica sulla collina si può dire che la quiete conquistata sia totale.

Poi ci sono i poderi, le case isolate. Una bella pista di terra ci passa nel mezzo. Inutile dire che è giusto andare piano, soprattutto per le biciclette. 

E ancora fossi, torrenti e piccole pozze d’acqua. Una buona presenza di agricoltura biologica ne favorisce la biodiversità. Il nostro calpestio deve essere attento e rispettoso, buona parte degli anfibi utilizzano le sponde fangose per riprodursi.

Buona parte dei sentieri del Piccolo Appennino attraversano aree protette a livello europeo, all’interno del piano della rete Natura 2000. Soprattutto gli habitat vengono considerati prioritari: incolti, arbusteti e lembi di bosco.

Non uscire dal sentiero, mantenere la distanza dalle zone più selvatiche, evitare di creare disturbi. Abbiamo la preziosa occasione di frequentare luoghi vicino casa, così ordinari e al tempo stesso minoritari e preziosi.

Due discorsi a parte vanno fatti invece per le coltivazioni e la macchia. Se nel primo caso è importante ricordare che un campo coltivato si percorre al margine, quando è asciutto e senza lasciare traccia; per la macchia, forse più ancora che per gli altri habitat naturali, è bene evitare di correre.

La fauna selvatica non ci attacca, si difende, soprattutto se la spaventiamo sopraggiungendo di fretta. Quando il sentiero si restringe e la visibilità si riduce, l’istinto insegna di rallentare, attivare i sensi, fare qualche rumore. Specialmente i cinghiali si allontaneranno o comunque non si avvicineranno. Lo stesso vale per lupi, volpi, vipere e altri.

Riportare a casa l’immondizia, seppellire gli eventuali rifiuti organici e raccogliere la sporcizia che si trova. Non raccogliere i fiori, non lasciare traccia.

Il Piccolo Appennino è la natura mediterranea alla porta di casa, il paesaggio dalla finestra, un quadro a cui l’escursionismo può aggiungere un pò di colore. Ed è il colore giusto se dosato bene.

Il 24 Marzo 2024 i sentieri del Piccolo Appennino avranno la loro inaugurazione. Sarà l’occasione per camminare in compagnia lungo queste campagne, festeggiarne gli abitanti.

Come ogni elemento della vita c’è il pieno e c’è il vuoto, il clamore e il silenzio. E ci auguriamo tutti, che in un giorno di pioggia, o con la nebbia, nel tiepido sole invernale o nel calore soffocante d’agosto, un camminatore solitario si soffermi appoggiato ad un albero, considerando sé stesso e questo paesaggio, come impegnati in un profondo dialogo, una confidenza, che non lascerà più niente come prima, inaspettata e veritiera.