Tra cane e lupo
Intre canem et lupum (Tra cane e lupo)
La sveglia prima dell’alba è stata l’abitudine per le generazioni che ci hanno preceduto (oltre a molti milioni di lavoratori che si recano agli stabilimenti dove lavorano oggi). Camminare nella natura quando è ancora tutto buio è qualcosa che è rimasto quasi esclusivamente a certe forme di escursionismo (e di ricerca), a quasi tutto l’alpinismo e a molta parte della caccia.
Pare che se non ci fosse questo ingrediente, qualcosa verrebbe a mancare.
E non tanto l’idea di andare a vedere l’alba in qualche cima panoramica, ma piuttosto il muoversi nell’ora del selvatico. Poi l’alba magari arriva mentre uno è nel bosco, poco importa.
C’è un salto vertiginoso tra lo stadio del sonno, e quello dell’allerta e, singolarmente, il nostro mondo onirico (tutti i sogni, presagi, incubi) si travasano direttamente dall’uno all’altro. È per questo motivo che il rumore tra le frasche, il rombo di un torrente, un lume lontano o la solitudine di un cielo stellato, si saldano nella mente e danno il via a un’esperienza che non è più soltanto una gita in montagna. Un medium, un momento di passaggio, il salto da una sponda all’altra del fiume.
Le ore prima dell’alba sono un trampolino, verso l’alto o verso il basso. Quanto è facile sbagliare il sentiero quando si vede male.
“Secondo gli antichi romani «l’ora del lupo» indica quel momento tra la notte e l’alba subito prima che venga chiaro. Si credeva fosse l’ora in cui i demoni avevano potere e vitalità accresciuti, in cui venivano gli incubi peggiori, in cui moriva la maggior parte delle persone e nasceva il maggior numero di bambini (…) La locuzione francese entre chien et loup indica quella luce crepuscolare in cui non è più possibile distinguere bene le forme ed è facile commettere errori. Inter canem et lupum è presente in alcuni manoscritti medioevali con lo stesso significato.”
Luca Giunti, Le conseguenze del ritorno. Storie, ricerche, pericoli e immaginario del lupo in Italia, Edizioni Alegre 2021, Roma
Percorro la strada regionale pianissimo, controllando tutti i bordi e i campi, per non incappare in un cervo con la mia automobile. Quando scendo dall’auto è gelido, comincio a camminare veloce per salire il sentiero. Il fondo rimbomba, le radici degli alberi hanno creato delle casse di risonanza tra lo strato del terriccio e le rocce. Tuona la forra alla mia sinistra per una cascata d’acqua. Non faccio tempo ad accorgermi che qualcosa sta correndo velocemente in direzione opposta alla mia. Alla prima svolta, mentre io salgo spedito e a testa bassa, un gruppo di mufloni arremba, inchioda e si tuffa di lato. Li vedo appena con la luce frontale. Non mi fermo, nessuna reazione, proseguo svelto in salita e mi chiedo da quale parte della notte, e del mio inconscio, provenissero, da chi fuggissero; e ho pensato al lupo.
Il trampolino ci lancia in alto, oppure in basso.